Questa volta ho utilizzato la mia Roundshot 28-220 per creare delle immagini di soggetti in movimento con la tecnica del fotofinish (o moving scan): il soggetto si muove davanti a noi e viene impressionato sulla pellicola anch’essa in movimento all’interno della fotocamera. in questo modo tutto cio’ che e’ fermo si muove e ciò che si muove risulta nitido! Le foto create con questa tecnica rappresentano l’essenza del movimento: il soggetto viene isolato dalla scena circostante che si trasforma in una serie di scie colorate.
Questa tecnica consente di creare effetti stupefacenti con una resa del movimento straordinaria, un po’ come si fa con il panning ma elevato all’ennesima potenza! Però, come avviene spesso con tutte le cose eccezionali, per una perfetta riuscita c’è un’alta percentuale di errore, anzi il risultato finale non è assolutamente prevedibile, se non con astrusi calcoli matematici!
Questo effetto fotofinish è realizzabile solo con una fotocamera rotante con scorrimento della pellicola, come ad esempio i vari modelli di Roundshot, oppure con un apparecchio per il fotofinish che si può costruire anche artigianalmente. Con le fotocamere tradizionali, sia digitali che a pellicola non sarà possibile ottenere questo effetto in quanto la pellicola o il sensore dovrebbero scorrere all’interno della fotocamera!
Se siamo in possesso della Roundshot 28-220, come nel mio caso, per operare agevolmente dovremo costruirci un paio di
accessori in quanto la fotocamera non sarebbe stata costruita per lavorare con la tecnica del moving scan e la dovremo
utilizzare in modo un po’ improprio In particolare ci serve una prolunga elettrica con uno spinotto ridotto ai minimi
termini in quanto è di intralcio durante la rapida rotazione della fotocamera e poi una impugnatura per mantenere ferma
la parte della fotocamera che normalmente ruota durante la ripresa. Io ho attaccato una impugnatura di alluminio al
contrappeso fornito come accessorio dalla casa costruttrice, utilizzando una normale vite di fissaggio per i fondelli
delle fotocamere. In pratica occorre tenere ferma la parte superiore della fotocamera e lasciare ruotare la parte
sottostante, avendo cura di mantenere l’obiettivo sempre in posizione perpendicolare alla direzione del movimento
dei soggetti.
Fondamentale è stabilire prima la direzione dei soggetti in movimento in quanto se teniamo la
fotocamera in posizione diritta la pellicola all’interno scorre da sinistra verso destra e quindi il soggetto si
deve muovere da destra verso sinistra per avere qualche possibilità di impressionarlo nitidamente sulla pellicola;
se il soggetto si muove davanti a noi da sinistra verso destra dovremo tenere la fotocamera capovolta.
Niente paura: dovremo fare un po’ di prove prima di fraternizzare con questa tecnica!
Per quanto riguarda il funzionamento della Roundshot occorre precisare che i tempi di scatto non corrispondono a quelli che siamo abituati ad usare sulle fotocamere con otturatori tradizionali. Con la Roundshot i tempi di scatto, che sarebbe più indicato chiamare di rotazione, hanno durate diverse dai valori con cui vengono indicati. Le velocità dell’otturatore indicate sulla Roundshot in realtà indicano solo che utilizzando un determinato valore, ad es 1/125, la quantità di luce che va a colpire la pellicola è corrispondente a quella di un normale otturatore, impostato sullo stesso valore: essenzialmente serve per il calcolo dell’esposizione. Degli esempi chiariranno meglio questo concetto: il tempo corrispondente ad un 1/500 si concretizza con una rotazione di 360° che ha la durata di 0,7 secondi, un tempo di 1/60 si fa con una rotazione della durata di 6 secondi, il tempo di 1/15, con una rotazione di 360°, ha la durata di 21 secondi, e così via.
Queste sono le quattro variabili che dobbiamo coordinare in modo quasi perfetto. E questa è la difficoltà maggiore che dobbiamo superare per ottenere buoni risultati. La Roundshot normalmente funziona solo con in 28 mm con la messa a fuoco fissa su circa 7 metri, ma se la utilizziamo per il fotofinish possiamo impiegare qualsiasi obiettivo e impostarlo su qualsiasi distanza. Personalmente ho impiegato obiettivi Nikon compresi tra il 28 e l’85 mm, ma è meglio impiegare sempre lo stesso obiettivo per diminuire le variabili in gioco. Infatti per facilitare il nostro compito è meglio posizionarsi sempre alla stessa distanza dai soggetti che si muovono davanti a noi, impiegare sempre lo stesso obiettivo e variare solo la velocità di scorrimento della pellicola agendo sui tempi di esposizione. Per i ciclisti, con il 35 mm o il 50 mm ho utilizzato tempi tra 1/30 e 1/8 (selettore sui tempi lenti); per i motociclisti ho impiegato il 28mm ed il 35mm, per i podisti il 50mm, per i ritratti a 360° l’85mm ma in questo caso occorre fare un discorso a parte.
Il ritratto a 360° è sicuramente una delle tecniche più stupefacenti che ho sperimentato nella mia vita di fotoamatore e foto-sperimentatore. Anche in questo caso la fotocamera viene fissata sul cavalletto nella parte che dovrebbe scorrere ed invece si fa ruotare a vuoto l’impugnatura: in questo modo la pellicola all’interno della fotocamera scorre ed il soggetto invece deve ruotare su se stesso alla stessa velocità della pellicola sul piano focale. Per agevolare il lavoro mi sono costruito una sedia cosiddetta elettrica in quanto viene fatta ruotare da un motore elettrico ricavato da un’antenna televisiva girevole. Ho utilizzato una vecchia sedia da ufficio, ho inserito un cuscinetto reggispinta per eliminare gli attriti, una cinghia e un paio di pulegge da auto. Con un po’ di ingegno ci si riesce! Anche in questo caso è meglio variare la velocità della pellicola cambiando i tempi di esposizione e aggiustando la sincronizzazione delle velocità avvicinando od allontanando il soggetto. Con questo sistema ho realizzato un autoritratto e poi ho fatto un ritratto alla mia compagna ... rischiando la separazione una volta sviluppato! La cosa veramente comica è che dopo aver fatto questi due ritratti il motore è letteralmente esploso con un botto e tanto fumo, così ora ne devo reperire un altro anche se forse potrei utilizzare quello di una vecchia lavatrice che ho in cantina: ... che la centrifuga sia troppo veloce??!!
Il segreto alla fine è solo questo: tante tante prove e chilometri di pellicola! E’ meglio andare alla ricerca di qualche stock di pellicole scadute se ci vogliamo cimentare in questa tecnica e non siamo fortunati possessori della versione Super 28-220 VR della Roundshot creata anche per la tecnica del fotofinish. Occorre non avere fretta di ottenere subito i risultati sperati, ma vi assicuro che la tenacia verrà ripagata: nel mio caso una foto scattata con questa tecnica è risultata vincitrice del concorso internazionale Panorama Competition 2007! Naturalmente occorre avere anche una buona dose di fortuna per ottenere un’ottima composizione .... ma da sempre la fortuna aiuta gli audaci, no?!
Dopo lo scatto e lo sviluppo occorre visionare tutte le diapositive con un visore per scegliere le migliori ed anche i tagli da fare in quanto alcuni fotogrammi potrebbero essere lunghi anche tutta la pellicola e cioè circa un metro! Fatto questo occorre scansionare i trasparenti con uno scanner piano, ad esempio io uso un Epson V750 PRO con una mascherina autocostruita che mi permette di scansionare pellicola 120 fino ad una lunghezza massima di 30 centimetri.
Per fare questo tipo di immagini ci serviranno un bel po’ di rulli 120 per cui sarà meglio utilizzare pellicola 220 così non saremo continuamente impegnati nel cambio della pellicola: magari con un rullo riusciamo a fare un paio di scatti! E poi in questo modo risparmiamo nello sviluppo. Un accorgimento utile è quello di utilizzare sempre la stessa marca di pellicole e magari la stessa sensibilità in quanto pellicole di marche diverse e sensibilità diverse sono avvolte in rulli con diametri diversi e questo può portare a qualche problema con la fotocamera fino ad arrivare ad un suo inceppamento. E meglio fissare la fotocamera su un cavalletto studiando ad occhio l’inquadratura ed aspettare a bordo pista il passaggio dei corridori, quasi come fanno i poliziotti con l’autovelox! Se invece la teniamo in mano è meglio costruirsi una maniglia per impugnarla agevolmente e cercare di farla oscillare il meno possibile: non dimentichiamoci che questa fotocamera non è stata costruita per questo scopo ma è un po’ una forzatura. Per avere più nitidezza nelle immagini e ridurre l’effetto flare in caso di luci che entrano nell’obiettivo è consigliabile costruirsi un paraluce con un disco nero praticando al centro una fessura di circa 4 mm con l’accortezza di mantenerla assolutamente verticale. Io ho costruito paraluce con fessure ancora più strette fino ad aumentare l’esposizione di due stop, con un considerevole aumento della nitidezza in caso di fotofinish.
FOTO N. 1, 2, 3, 4, 5: i ciclisti in corsa viaggiano più o meno sempre alla stessa velocità, ho utilizzato il 35mm e il 50 mm
con tempi tra 1/30 ed 1/8 di secondo (selettore sui tempi lenti). I ciclisti si muovono da sinistra verso destra per cui ho
tenuto la Roundshot rovesciata tenendola in mano badando a non muoverla e cercando di non attorcigliare il cavo di scatto.
E’ consigliabile scegliere un punto dove le velocità sono relativamente basse altrimenti non ci basta un sacco di pellicole!
FOTO N. 6: obiettivo 28 mm Nikon con fotocamera diritta. Si trattava di una manifestazione e quindi i motociclisti andavano a
bassa velocità per cui il tempo è stato di 1/30. Mi trovavo molto vicino al loro passaggio per cui ho preferito l’impiego
del grandangolare.
FOTO N. 7: foto scattata con il Nikon 50 mm f/1,4 in scarsa luce durante un allenamento di calcio femminile, pellicola 1600 ISO,
1/8 di secondo.
FOTO N. 8, 9, 10: Sono andato ad alcune gare podistiche facendo molte levatacce in quanto le gare comincino sempre molto presto
la domenica mattina ed ho ottenuto qualche risultato accettabile: occorre fare molta attenzione a far scorrere la pellicola in
senso opposto a quello dei podisti altrimenti torneremo a casa con le pive nel sacco!
Ho fotografato la partenza in quanto i podisti sono in gruppo e vi sono varie velocità relative dovute alla loro distanza dalla
fotocamera. Obiettivo 50 mm e 1/15 di secondo (tempi lenti).
FOTO N. 11: mi sono messo davanti ad una giostrina con la fotocamera in mano, obiettivo 50 mm e tempo di 1/8. Il movimento verticale
dei cavalli rende meno nitidi i soggetti ma il risultato non mi sembra male.
FOTO N. 12: obiettivo 50 mm e tempi di 1/15 di secondo. Ho fatto questa foto durante un allenamento di una squadra femminile di sci di fondo.
Tutte le fotografie pubblicate in questo sito sono coperte da Copyright dell'autore e le Panoramic
Card sono coperte da brevetto europeo.
Chiunque pubblica foto di Stefano
Signorini su carta o sul web senza autorizzazione dell'autore verrà perseguito
penalmente e civilmente ai sensi della legge sul diritto d'autore.